Uno studio Cisco rivela un atteggiamento troppo rilassato di fronte alla protezione dei dispositivi personali e domestici: rischio di effetto domino anche sulle reti aziendali
Su oltre 1.000 intervistati nel nostro Paese, il 20% ha 3 dispositivi connessi in rete nella propria abitazione, il 19% ne ha 4, il 13% ne ha 5, mentre il 62% utilizza prevalentemente un telefono personale per lavoro.
In un contesto di aumento globale della criminalità informatica a tutti i livelli, gli intervistati manifestano preoccupazione, con il 56% che ammette di temere che i propri dispositivi personali vengano violati. Nonostante però questo senso di allarme e il numero di dispositivi connessi condivisi in casa, il 18% non ha mai cambiato la password del proprio Wi-Fi.
Il rischio, tuttavia, non si nasconde soltanto all’interno delle mura domestiche. Molte persone oggi lavorano in spazi pubblici o mentre sono in viaggio. Essere “always-on” comporta per molti accettare dei compromessi quando si tratta di avere connettività: oltre il 60% degli intervistati ha ammesso di aver utilizzato reti Wi-Fi pubbliche, come quelle di bar, aeroporti e ristoranti, per svolgere attività lavorative.
I nomi utente e le password non sono mai stati una tecnica particolarmente efficace per impedire a persone indesiderate di accedere a sistemi e dispositivi. L’utilizzo dell'autenticazione a più fattori (MFA) agli account è un metodo semplice per aggiungere un ulteriore livello di protezione all'accesso al sistema.
In questo senso l’Italia si trova al primo posto nella regione EMEA: oltre i due terzi degli intervistati - per la precisione il 79% - ha infatti dichiarato di utilizzare questa ulteriore modalità di protezione.
Per colmare le lacune in materia di cyber scurezza occorre sensibilizzare le persone, alzando il loro livello di attenzione e facendo loro comprendere i rischi a cui i loro dispositivi sono quotidianamente esposti.
Di fronte alla domanda su quali fossero i principali interlocutori in tema di sicurezza informatica, i consumatori italiani hanno dichiarato di consultare principalmente gli amici e la famiglia (30%), i media (34%) e i social media (25%).
È importante sottolineare che i pareri e le opinioni soggettive sulla sicurezza informatica possono comportare un deficit di misure realmente efficaci. Per una persona comune può sembrare improbabile che il Wi-Fi di casa venga violato o che qualcuno possa rubare i suoi dati mentre si trova su una rete pubblica, ma bastano un malintenzionato e una finestra temporale molto breve per accedere ai suoi dispositivi e rubare dati e informazioni.
Per i consumatori in generale non è cambiato molto dal punto di vista tecnologico. L'iperconnettività era già ben presente molto prima del Covid. Ciò che la pandemia ha accelerato, tuttavia, è il lavoro ibrido e a distanza. I confini tra casa e lavoro sono sempre più labili e le abitudini e i comportamenti che le persone hanno nel privato hanno un impatto anche sulla vita lavorativa.
È impossibile cancellare l’errore umano, ma si possono fare molte cose per mitigarlo. Le aziende dovrebbero ad esempio conservare i dati in modo sicuro nel cloud e consentire l'accesso zero trust, allineando tutti gli accessi alle esigenze e al contesto individuali. Allo stesso modo, il controllo dell'accesso ai sistemi cloud tramite un'architettura Secure Access Service Edge (SASE) offre ai team di sicurezza visibilità e controllo sull'accesso remoto. Il lavoro ibrido è il futuro del lavoro, e quindi una strategia e un investimento solidi su dispositivi, protocolli e sicurezza sono fondamentali. Se c'è un momento in cui le aziende devono fare ordine, il momento è questo.
Il pdf della ricerca è disponibile a questo indirizzo.
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