Cisco Consumer Privacy report 2022: i consumatori italiani chiedono più trasparenza sulla gestione dei dati

In breve:

  • Il Cisco Consumer Privacy report 2022 rivela che i consumatori chiedono maggiore trasparenza su come vengono utilizzati e protetti i loro dati personali
  • I consumatori sono favorevoli all'Intelligenza Artificiale (IA), ma sono preoccupati per l'uso che le aziende ne fanno
  • I consumatori di tutto il mondo si stanno attivando sempre più per la protezione dei propri dati
  • Il Governo deve assumere un ruolo di primo piano nella protezione della privacy
  • Il governo deve assumere un ruolo di primo piano nella protezione della privacy e il 59% degli intervistati in Italia ritiene che le leggi abbiano un impatto positivo.

Milano – 14 ottobre, 2022 – Maggiore trasparenza su come vengono usati i dati personali e scarsa fiducia su come l’intelligenza artificiale li utilizza. Sono questi i due elementi principali che emergono dal nuovo Cisco Consumer Privacy report 2022*, l'analisi globale pubblicata ogni anno relativa alle percezioni e ai comportamenti dei consumatori in materia di privacy. Gli utenti affermano infatti che la loro priorità è che le aziende siano più trasparenti sull’utilizzo dei loro dati personali, e sebbene i consumatori italiani siano favorevoli all'IA - con il 67% disposto a condividere i propri dati in modo anonimo per migliorare i prodotti IA - molti hanno perso fiducia su come l’intelligenza artificiale li utilizza.

"Le aziende devono spiegare le loro pratiche in materia di dati in termini semplici e renderle prontamente disponibili in modo che i clienti e gli utenti possano capire come vengono utilizzati. Non si tratta solo di un obbligo legale: la fiducia dipende da questo", afferma Harvey Jang, Vicepresidente di Cisco, Deputy General Counsel e Chief Privacy Officer.

Secondo il Report 2022, l'81% degli intervistati in Italia è d’accordo sul fatto che il modo in cui un'azienda tratta i dati personali è indicativo della considerazione e del rispetto che ha verso i propri clienti. Si tratta della percentuale più alta dal 2019, anno in cui questo parametro è stato preso a riferimento.

In risposta alla minore fiducia nella capacità delle aziende di proteggere i dati, molti consumatori stanno agendo in autonomia. Il 76% dichiara che non acquisterebbe prodotti da un'azienda di cui non si fida, e il 37% di aver cambiato fornitore a causa delle pratiche applicate alla privacy. Alla domanda invece su altre azioni intraprese per proteggere i propri dati, il 53% dichiara di controllare le impostazioni dei cookie di un sito web prima di accettarli, mentre il 46% di coloro che hanno in casa un dispositivo in ascolto dichiara di spegnerlo per proteggere la propria privacy. Ma non è tutto. Anche se le tecnologie in continua evoluzione possono frenare i consumatori nell’affidare i propri dati alle aziende, la maggior parte degli intervistati ritiene che i potenziali benefici dell'IA siano superiori ai rischi, a condizione che venga effettuata una corretta de-identificazione dei dati. Il 54% (67% in Italia) è disposto inoltre a condividere i propri dati personali in forma anonima al fine di contribuire al miglioramento dei prodotti e dei processi decisionali basati sull'IA.

C’è tuttavia una differenza di pensiero tra aziende e consumatori: mentre l'87% delle aziende ritiene di avere dei processi in atto che garantiscono decisioni automatizzate conformi con le aspettative dei loro clienti, il 60% degli intervistati ha espresso preoccupazione per il modo in cui l’IA utilizza i dati personali. Le aziende possono adottare misure efficaci per risolvere questo problema, tra cui dare ai consumatori l'opportunità di rinunciare all’applicazione dell'IA, oltre a spiegare in dettaglio come funziona.

Infine, più della metà degli intervistati ha affermato che il Governo dovrebbe svolgere un ruolo predominante quando si tratta di proteggere i dati dei consumatori.

Mentre i Governi e le aziende continuano a richiedere la protezione dei dati che si trovano al di fuori dei confini nazionali, un numero sempre maggiore di aziende sta introducendo requisiti sulla localizzazione, richiedendo che i dati siano fisicamente archiviati nel Paese o nella regione in cui sono stati raccolti. Ma la localizzazione dei dati ha un prezzo: il Cisco Data Privacy Benchmark Study 2022 ha evidenziato che l'88% delle aziende intervistate ha registrato costi operativi aggiuntivi significativi proprio a causa della localizzazione dei dati. Dal canto loro i consumatori sono equamente divisi sul valore della localizzazione dei dati (41% a favore, 41% contro), se questa aggiunge costi ai prodotti e ai servizi che acquistano.


"Ci auguriamo che i risultati di questa indagine motivino le aziende a continuare a dare priorità al desiderio di sicurezza, privacy e trasparenza dei loro clienti"
, afferma Brad Arkin, Cisco Senior Vice President, Chief Security and Trust Officer.

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